Parliamo di Kanji?

Introduzione alla lingua giapponese

Ciao a tutti, il mio nome è Gabriella e comincio oggi un tentativo di introdurre i curiosi alla conoscenza della lingua giapponese.

Vi propongo un seminario sul giapponese che, in poche lezioni, vi chiarirà com’è fatta questa lingua di segni grafici: i KANJI! Scoprirete che meraviglie e che segreti nascondono gli ideogrammi nipponici.

La parola Kanji 漢字 consta di due caratteri, dove kan  漢  sta per dinastia cinese Han e ji  significa carattere, segno grafico. Quindi letteralmente carattere degli Han.

E allora cominciamo proprio da qui. La dinastia Han dominò la Cina tra il 206 a.C. E il 220 d.C. e fu proprio in quel periodo che il Giappone importò i caratteri cinesi. Allora potremmo forse dire che il cinese e il giapponese sono uguali? Niente affatto. La lingua scritta ha le basi negli stessi ideogrammi che però da allora si sono modificati o sono stati semplificati, ma quantunque fossero uguali nella forma scritta, il cinese e il giapponese sono completamente diverse nella forma parlata. Il giapponese è una lingua agglutinante cioè che flette come l’italiano, il latino e molte altre, ovvero c’è una radice della parola più una parte flessiva che contiene le informazioni grammaticali. Al contrario il cinese è una lingua isolante, manca totalmente di flessioni. Dunque, la parte grafica accomuna le due lingue, NON la parte fonetica e morfologica. E’ come dire che noi e gli inglesi usiamo lo stesso alfabeto per comporre due lingue completamente diverse. Mi seguite? WOMAN e DONNA hanno in comune una O, una A e una N ma sono due parole completamente diverse che le ascoltiate o le guardiate, è impossibile intuire che esprimono lo stesso concetto. Invece, avendo a disposizione dei caratteri in cui il significante e il significato non sono disgiunti, è completamente diverso. Il significato è intuibile, anzi è chiaro. Vi faccio qualche esempio:

  donna

   fuoco

  sole

Comunque voi li pronunciate in giapponese e in cinese il messaggio arriva, è chiaro a tutti. Questo succede perché significante e significato non sono disgiunti. No, non siete stupidi. Vi devo delle precisazioni senza le quali (a meno che non siate linguisti) la questione non può essere chiara. In linguistica, il significante attiene al piano dell’espressione, il significato, invece, al piano del contenuto. Per cui se dico DONNA è l’espressione vocale cioè il significante, il concetto di donna è invece il suo significato. Allora, i kanji non separano significante e significato e, di conseguenza, se un giapponese e un cinese si parlano non si capiscono, statene certi! Se scrivono si. Non sempre però per via della diversa evoluzione dei caratteri antichi nei diversi paesi.

Per il momento è tutto. Che ne dite? Folle? Bene! Allora, la prossima settimana parleremo della follia dei giapponesi di adottare due letture: una autoctona e una di derivazione cinese per ogni carattere. Non spaventatevi. Procederemo con calma e tutto alla fine vi sarà chiaro.