La villa di Livia, detta anche Villa di Livia di Prima Porta, è situata al IX miglio della via Flaminia, via consolare costruita nel 220 a.C., questa via collegava Roma a Rimini. La Villa è stata costruita tra il 30 e il 25 a.C. e apparteneva a Livia Drusilla, la terza moglie dell’imperatore Augusto. Si tratta di quella che era
una villa suburbana usata come residenza estiva da Livia, faceva parte di quelle che vengono definite con il nome di villae dell’otium. In questo sito, durante i primi scavi che risalgono al 1863 è stata rinvenuta la famosa statua di Augusto Loricato detto Augusto di Prima Porta, oggi esposta ai musei vaticani.
Negli ambienti sotterranei della Villa, come nel famoso ipogeo, sono stati rinvenuti dei dipinti parietali ad affreschi che rappresentano il giardino. L’uso di questa stanza è ancora oggi un mistero, si pensa però che durante l’estate, nel periodo più caldo, fosse il rifugio di Livia. Era il luogo perfetto per ritirarsi in dolce compagnia (possiamo ipotizzare del marito o anche no, visto che l’adulterio era un costume comune dell’antica Roma!!) oppure rilassarsi da sola e fuggire dall’afa di Roma.
Una interessante leggenda ruota attorno alla figura di Livia e la Villa che abitava, Plinio narra che “…a Livia Drusilla…un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo…una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di
piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Quanto ingiunto dai sacerdoti fu fatto ed è perciò che questa villa è anche chiamata ad Gallinas Albas. Nel luogo dove fu piantato il ramo di alloro “… ne nacque prodigiosamente un boschetto” ci riferisce ancora Plinio. (Plin. nat. XV, 136-137). Il proliferare di piante da un ramo era ritenuto così straordinario da essere noto come il boschetto sacro. La foglia di alloro, da quel momento, è diventata la materia di cui era fatta la corona che cingeva il capo degli imperatori. Secondo Svetonio, il boschetto si sarebbe seccato alla morte di Nerone, ultimo imperatore della dinastia Giulio Claudia, il cui capostipite era stato appunto Augusto.
Durante la seconda guerra mondiale, esattamente nel 1944, la Villa fu vittima dei bombardamenti del tempo. Per questo motivo, nel 1951 gli studiosi decisero di staccare gli affreschi parietali e conservarli presso il museo nazionale romano di Palazzo Massimo dove sono ancora oggi. Dopo svariati interventi da parte dei restauratori, è possibile ammirare lo splendido trompe l’œil che riproduce un giardino con alberi da frutto e uccelli sui quattro lati.
Vincenzo
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Sono affascinato da questo luogo, non solo perché amante dell’arte e della storia, ma anche perché questa famosa Villa è stata una parte fondamentale della mia infanzia. Nella figura a lato, è ritratta la Villa dopo la rimozione degli affreschi (1951). Guardate la parte in alto, riuscite a vedere quel lucernaio? Ecco, io da bambino giocavo proprio lì sopra e, con i miei compagni di gioco, entravamo all’interno della Villa usando quelle scalette che potete vedere in basso a sinistra.
In alcuni tratti del pavimento della villa sono chiaramente visibili i segni dell'aratro prima degli scavi.